In questa guida spieghiamo come si gioca agli Scacchi cinesi e vediamo quali sono le regole da seguire.
Gli “Scacchi cinesi” o “Tséung K’i” terminano con lo scacco matto di un pezzo che si muove come il re degli “Scacchi” occidentali ma differiscono da questi e dagli “Scacchi giapponesi” considerevolmente.
Ogni giocatore dispone di sedici pezzi che si distinguono per il colore (rossi e bianchi) e che comprendono per ognuno dei due campi un generale, due consiglieri, due elefanti, due cavalli, due carri, due cannoni e cinque soldati. La scacchiera, normalmente in carta, è una figura geometrica piana che viene posta orizzontalmente fra i due giocatori che si guardano; è composta da due grandi rettangoli identici uniti da un rettangolo centrale denominato “fiume”. Ogni grande rettangolo è diviso in piccoli rettangoli: inoltre alla base e al centro di ognuno dei due campi viene contraddistinta, da due diagonali, una figura formata da quattro piccoli rettangoli denominata città. I pezzi vengono posti, come nel gioco del “Go”, sulle intersezioni (v. fig. 30).
Il movimento dei pezzi negli “Scacchi cinesi” appare a noi, abituati alle mosse del nostro gioco, particolarmente bizzarro. Rifacendoci alla fig. 30, notiamo che lo schieramento prevede per ogni settore nove pezzi di fondo situati sulle intersezioni lungo il lato più corto del grande rettangolo di gioco (sulle linee 1 e 10), due pezzi (cannoni) situati in avanti sulle intersezioni delle linee 3 e 8 con le linee B e H e infine cinque soldati avanzati posti alternativamente sulle intersezioni delle linee 4 e 7. Questi ultimi pezzi (chiamati soldati o ping) muovono di un passo per volta solo in avanti, passato il “fiume” possono muovere, sempre di un solo passo per volta, anche lateralmente. I due cannoni o pao muovono come le torri dei nostri “Scacchi” ma mangiano, in maniera singolare, solo un pezzo retrostante a un altro pezzo amico o nemico e situato naturalmente sulle direzioni ortogonali del pao (si chiamano cannoni appunto per questa singolare caratteristica di catturare a parabola scavalcante).
Sulla linea di fondo sono schierati ai due estremi (punti A e I) due carri da guerra o chu che si comportano esattamente come le nostre torri; più all’interno (punti B e H) due cavalli da guerra che si comportano come i nostri cavalli, ma che (caratteristica loro propria) non possono muovere in caso di presenza di un pezzo amico o nemico su una delle intersezioni adiacenti in diagonale (v. fig. 31)
I cinque pezzi centrali dello schieramento di fondo non possono mai passare il “fiume”. Si distinguono in due elefanti o ministri (in cinese sian) posti sui punti C e G che possono muovere solo sui punti di doppia diagonale (v. fig. 31) e a patto che non vi sia pezzo interposto sulla diagonale semplice. All’interno (punti D e F) due consiglieri o shi che muovono di un passo per volta solo lungo le diagonali della “città”.
Infine al punto E è situato il re o generale (in cinese chi-an) che muove esattamente come il re del gioco degli “Scacchi” occidentali. Unica differenza: il re del gioco cinese può vincere la partita catturando il re avversario se questo si trova sulla stessa linea verticale, senza interposizione di altri pezzi, a qualunque distanza.
Salvo questo caso la partita viene vinta con lo scacco matto al re da parte dei pezzi avversari che possono attraversare il “fiume”.
Esiste anche una variante coreana chiamata “Tiyang-Keni” del gioco degli “Scacchi” che viene pure giocata sulle intersezioni e con gli stessi pezzi degli “Scacchi cinesi”, ma con scacchiera di otto per nove caselle e regole diverse.
È interessante sapere che gli appassionati di ognuna delle tre versioni orientali degli “Scacchi” considerano la propria superiore alle altre.